L’atleta delle Fiamme Gialle è nato e cresciuto al Petrarca Scherma
di Enrico Daniele.
La stagione agonistica della scherma è entrata nel vivo e per gli atleti di interesse nazionale si avvicinano impegni importanti che culmineranno con le Olimpiadi di Tokyo in programma dal 24 luglio al 9 agosto 2020.
Abbiamo incontrato Alberto Pellegrini, atleta di scuola petrarchina, ora in forza al Gruppo Sportivo Fiamme Gialle: la sua arma preferita è, naturalmente, la sciabola.
Nato a Padova, classe 1988, Pellegrini si avvicina alla scherma all’età di 10 anni, non prima però di aver praticato il calcio, come la maggior parte dei sui coetanei.
“Ero un ragazzino promettente delle giovanili del Calcio Padova ma, a causa di un possibile trasferimento al Cittadella, mia madre decise di portarmi al Tre Pini nel Petrarca. Il mitico campo sportivo dell’Antonianum era a fianco alla sala della scherma. Entrarvi e restarne affascinato fu un attimo”.
La sciabola era già presente nel DNA di famiglia: il papà, atleta delle Fiamme Oro alla fine degli anni ’70, era stato allievo del maestro Ryzard Zub, sciabolatore polacco naturalizzato italiano, cui è intitolato il club petrarchino, e anche la sorella praticava il fioretto. Tuttavia, la famiglia lo ha sempre lasciato libero sulle scelte sportive e di studi (ndr. ha conseguito la laurea magistrale in Sociologia).
Sin dalle prime gare Pellegrini mette in evidenza il suo talento naturale.
Nel primo anno di scherma agonistica vince tutte le gare regionali, interregionali e i gran premi giovani nazionali. Sempre tra i primi otto del ranking, nel 2004 è medaglia di bronzo e nel 2005 conquista il titolo nazionale Cadetti, bissando il successo anche tra i Giovani nel 2008.
“Ai titoli in campo nazionale sono seguiti quelli in campo europeo e mondiale. Sempre tra i primi otto del ranking continentale Giovani, nel 2007 conquisto il bronzo individuale e l’oro a squadre nel 2006 (Samele, Murolo e Miracco i miei compagni di squadra). Ai Mondiali del 2007 entro nella finale a 8 individuale e vinco il bronzo a squadre”.
A 16 anni, nel 2004, arriva la tua prima convocazione in Nazionale e a tutt’oggi sei sempre rimasto nel giro azzurro.
“Ai Giochi del Mediterraneo il capo delegazione era Giorgio Scarso (ndr. oggi presidente della F.I.S.) e il primo a convocarmi fu coach Bauer. Conquistai subito l’oro individuale e l’argento a squadre. Bauer mi fece poi esordire tra gli Assoluti che non ero ancora maggiorenne”.
Da sei anni è nei primi 4 del ranking nazionale con due argenti e due bronzi individuali. Ha partecipato a 73 gare di Coppa del Mondo assoluti, entrando tra i migliori 8 per due volte, la prima in casa a Padova al Trofeo Luxardo del 2015.
“Un anno importante il 2015, culminato con la conquista del bronzo individuale e l’oro a squadre ai Giochi Europei di Baku. Nello scorso anno ho conquistato l’argento individuale ai Mondiali Militari e con la squadra delle Fiamme Gialle complessivamente ho vinto un oro e tre argenti”.
Entrare in un gruppo militare è praticamente una scelta obbligata per ogni atleta di interesse nazionale. Perché le Fiamme Gialle?
“L’alternativa erano i Carabinieri ma, consigliato dalla famiglia, ho scelto i colori giallo verdi e, col senno di poi, è stata la scelta migliore. Tre titoli nazionali assoluti, quattro Coppe Europa, quattro argenti e quattro bronzi nazionali. Un bottino di tutto rispetto e poi la Guardia di Finanza per me è stata davvero la seconda famiglia, alla quale devo tanta parte dei miei successi”.
Il tuo ritorno al Petrarca due anni fa: quali i tuoi compiti in seno della società?
“Nel febbraio del 2017 è venuto a mancare mio padre. A casa serviva una mano e non me la sono sentita di lasciare mamma da sola. Inoltre, Lorenzo Varotto (ndr. vicepresidente del Petrarca Scherma) che mi conosce da sempre e i maestri Cosimo Melanotte e Stefano Stella mi hanno proposto di entrare nello staff. Così è stato più semplice, dopo sette anni, abbandonare la Capitale e fare ritorno a Padova, dove nel frattempo il livello della scherma si è alzato notevolmente e mi posso allenare con le nuove leve bianconere”.
Nella Sala del Petrarca hai già individuato possibili futuri campioni?
“Non mi piace fare nomi, non sarebbe corretto nei confronti degli altri. Come ho detto prima, grazie al lavoro della società e dei tecnici, il livello della scuola petrarchina si è notevolmente elevato e sono convinto che prossimamente sentiremo parlare delle giovani speranze, sia in campo maschile che femminile”.
A fine luglio le Olimpiadi di Tokio 2020. Un sogno per ogni atleta. Anche il tuo, ovviamente.
“Purtroppo, Tokio resterà un sogno. La squadra italiana formata da Montano, Samele, Curatoli e Berré è praticamente già qualificata (ndr. Luigi Samele e Enrico Berré sono atleti delle Fiamme Gialle). I miei obbiettivi stagionali rimangono le gare di Coppa del Mondo a Varsavia (21 e 22 febbraio) e il Trofeo Luxardo che quest’anno è giunto alla 63esima edizione ed è l’unica gara di Coppa del Mondo che si disputa in Italia. Una fortuna averla qui a Padova. Mi sto preparando con la massima cura ed attenzione perché voglio fare bella figura davanti al pubblico della mia città. Tenterò anche di conquistare una medaglia agli Campionati Italiani assoluti”.
Qualche rimpianto?
“Assolutamente! Zero rimpianti. Purtroppo, non tutti possono diventare campioni olimpici. Anch’io ci ho provato, ce l’ho messa tutta. Qualcosa del passato forse lo cambierei …però rimane un mio segreto e, soprattutto, è passato e bisogna guardare avanti. Onestamente, ritengo sin qui il mio bilancio sportivo più che soddisfacente”.
Qual è il successo al quale sei più legato?
“Certamente il bronzo individuale e l’oro a squadre a Baku nel 2015. In carriera mi sono anche preso la soddisfazione di aver battuto molti tra i più grandi olimpionici e mondiali della sciabola: i sudcoreani olimpionici a squadre a Londa 2012 e pluricampioni mondiali, Gu Bon-gil e Kim Jung-hwan, gli italiani Aldo Montano, Luigi Samele e Luca Curatoli; campioni del mondo come i tedeschi Hartung e Wagner, il russo Kovalëv; il georgiano Badzaze, l’ungherese Szatmári, il rumeno Dolniceanu”.
Quali sono stati e quali sono i tuoi atleti di riferimento?
“In particolare, ho amato la scherma di tre sciabolatori: il russo Podzniakov, detto “Lo Zar”. Tra gli italiani sicuramente Luigi Tarantino e Aldo Montano con i quali ho condiviso le pedane in Nazionale per un decennio. Veri fenomeni! Attualmente ammiro molto il russo Reshetnikov, pluricampione mondiale ed attuale campione individuale europeo; il giovane campione mondiale sudcoreano Oh Sang-uk e il campione olimpico di Londra 2012 e Rio de Janeiro 2016, l’ungherese Áron Szilágyi”.
Nella tua vita c’è solo la scherma?
“Prima di tutto la famiglia, poi la scherma che è anche il mio lavoro e soprattutto la mia passione”.
Che consiglio daresti a chi si vuole approcciare alla scherma?
“Bisogna avere la pazienza di apprendere uno sport di dettaglio, dove serve la massima concentrazione anche nel particolare. Serve saper dominare la tensione e scaricarla in pedana al momento giusto. Poi non puoi più farne a meno. Fidatevi!”.
I prossimi impegni agonistici vedranno Alberto Pellegrini in pedana a Padova in Coppa del Mondo dal 6 all’8 marzo al Trofeo Luxardo n. 63.