Il Petrarca conquista al Battaglini il dodicesimo scudetto.
Il ricordo di due protagonisti di quel successo.
di Enrico Daniele
Sono passati nove anni da quel maggio 2011 quando il Petrarca, contro ogni pronostico, dopo 23 anni conquistò in casa del Rovigo il suo dodicesimo scudetto tricolore. Un’impresa a cui, forse, pochi credevano, eccetto quel gruppo che smise di crederci solo dopo il fischio liberatorio di Stefano Penné.
2010-2011 PER L’ITALIA INIZIAVA L’ERA CELTICA
L’81° campionato nazionale, già da un anno privo del Calvisano (per autonoma decisione di retrocedere in B) nasceva orfano di altre due big, Benetton Treviso e Viadana autorizzate a partecipare all’allora campionato celtico.
Con un “gioco di prestigio” la Federazione, che inizialmente aveva previsto la partecipazione di 12 squadre (ndr, alla fine si gioco in 10), ammise tre squadre di serie A (la Lazio, promossa di diritto, il Noceto – in fusione con Parma – e il Mogliano) ripescando anche il retrocesso Venezia Mestre. Un allargamento in parte contestato: un “brodo allungato”, confermato poi a fine stagione dallo zero accumulato dai veneziani e dal divario che separò le prime quattro (73 Rovigo, 67 Cavalieri, 59 Petrarca e 48 Crociati) dalle ultime (37 Mogliano, 32 Lazio, 21 L’Aquila e 0 VeneziaMestre). Una situazione che andrà a ripetersi anche negli anni successivi quando si realizzò il progetto federale di portare a 12 le squadre.
Tuttavia, in alto, la sfida era stata vinta da un gasatissimo Rovigo (18 vittorie – dopo aver battuto i Cavalieri nelle due semifinali – e 2 sole sconfitte) che si aggiudicava il diritto di giocare la finale al Battaglini dove le bollicine vennero miracolosamente dissolte da un Petrarca concreto e concentrato fino alla fine.
I PROTAGONISTI
Davanti a 6.572 spettatori (dato ufficiale) per la quasi totalità di fede rodigina, i protagonisti di quell’impresa furono i giocatori del Petrarca, allenati da Pasquale Presutti con Luca Bot, ma privi del capitano Nicola Bezzati, fermo per infortunio: Mercier; Bortolussi S., Neethling, Bertetti (cap), Borgato (28’ st. Chillon Ale.); Walsh (13’ st. Spragg), Travagli (38’ Chillon Alb.); Galatro, Palmer, Barbini Mar. (26’ st. Targa); Tveraga, Cavalieri (35’ st. Sutto); Chistolini, Costa Repetto, Fazzari.
I 18 punti marcati in quella finale furono realizzati da due giocatori che oggi sono in Francia dove si occupano di rugby, entrambi nel ProD2, la seconda divisione: Ludovic Mercier (capo allenatore del Chartres) e Agustin Costa Repetto, tallonatore del Colomieres).
Due stranieri del Petrarca di allora che, con gli equiparati, arrivava a ben 10 giocatori nati al difuori del territorio nazionale.
Mercier, mediano d’apertura francese di Angoulême, classe 1976, era arrivato al Petrarca nel 2007 a 31 anni dopo una notevole carriera internazionale divisa nell’alto livello tra Francia e Inghilterra. Costa Repetto, tallonatore argentino di Buenos Aires, classe 1982, vi arrivò a fine 2008 a 26 anni con 3 presenze tra i Pumas, in piena fase di maturazione per un prima linea.
“Durante la preparazione del mondiale in Sudafrica con la nazionale francese – ricorda Mercier – ebbi la fortuna di essere contattato da alcuni club locali e inglesi ma il mio club non mi lasciò andar via. Giocavo da quattro stagioni a Gloucester con ottimi risultati, tuttavia dopo i primi match del campionato, con sorpresa di tutti l’head coach mi mise fuori rosa. Nel frattempo, incontrai a Parigi Corrado Covi e Diego Dominguez che mi illustrarono il progetto del Petrarca. Avevo la possibilità di giocare immediatamente, e fu così che arrivai a Padova”.
Costa Repetto, invece, arrivò a Padova come “joker medical” inizialmente con un contratto di 5 mesi.
“Sapevo che il campionato italiano era abbastanza fisico. Poi a Padova si giocava la Challenge Cup e che vi avrei trovato altri argentini. Avevo voglia di imparare l’italiano, la lingua dei miei antenati. Al Petrarca mi sentii come a casa e restai anche dopo la scadenza dei 5 mesi”.
PADOVA-VIADANA-PADOVA, ANDATA E RITORNO
Biglietto da visita di Mercier l’abilità nel gioco al piede. Impressionanti i calci di spostamento e la sua visione del gioco. Al secondo anno è già il miglior realizzatore del campionato ma, con l’avvento dell’era celtica, l’improvviso trasferimento a Viadana con gli Aironi: “Fu Enrico Toffano a concedermi la possibilità di aggiungere un’ulteriore esperienza in campo europeo. Avevo giocato in Francia, Inghilterra e Italia, i migliori campionati d’Europa, e ora potevo aggiungere anche il campionato celtico. A Viadana instaurai un ottimo rapporto con Franco Bernini, un eccellente manager, ma ebbi poca affinità con i due nuovi allenatori. Dopo 10 incontri da titolare persi gli stimoli pensando di aver investito abbastanza. Contattai nuovamente Enrico Toffano che mi riaprì le porte della Guizza, dove ritrovai il piacere di giocare”.
Un piacere che, Mercier e Costa Repetto, trasmisero moltiplicato all’ennesima potenza anche ai tifosi del Petrarca che li ammirarono protagonisti assoluti di quella memorabile finale.
DI QUELLA FINALE POTREI SCRIVERE UN LIBRO
“Conservo ricordi indelebili di quel giorno – ci racconta Costa Repetto – Mi è rimasto impresso il discorso del grande Pasquale Presutti, in albergo a Monselice prima di trasferirci a Rovigo per il match. Arrivato al Battaglini mi emozionò vedere i tifosi del Petrarca e tutta la mia famiglia sommersi nella folla rossoblù. Fu una carica in più per me. Avevo già due anni di esperienza nei derby contro Rovigo, ma quello fu per me molto speciale. Marcare due mete nella finale a casa loro è stata una gioia immensa che non potrò mai dimenticare. Il modo migliore per finire un campionato dove nessuno ci dava per vincitori. Grande la mia gioia quando, arrivato alla Guizza per i festeggiamenti, trovai mia moglie e mia mamma, arrivata apposta dall’Argentina. Con molti dei miei compagni sono ancora in contatto e di quella finale, potrei scrivere un libro!”
La prima semifinale a Padova fu giocata e vinta contro i Cavalieri sotto la pioggia e con un freddo che sembrava inverno. Il ritorno a Prato ce lo ricordiamo tutti con i brividi. Non per il freddo, anzi, faceva caldo, ma per i due calci di punizione di Mercier che regalano la vittoria al Petrarca per un solo punto: 5-6. Per il Petrarca si aprivano le porte della finale al Battaglini, in casa della squadra favorita.
“Avevamo vissuto la settimana prima della finale in relativa tranquillità – ci dice Mercier – La semifinale di Prato ci aveva dato fiducia. Non avevamo cambiato nulla del nostro modo di allenarci, di lavorare insieme, approcciandoci alla finale con estrema serenità e umiltà, consapevoli che la squadra favorita era Rovigo. Quello non era più semplicemente un derby, ma una partita da vincere per il titolo”.
SULLA CARTA AVEVANO GIA’ VINTO MA…
Il campionato era stato dominato da Rovigo.
“Certamente, me lo ricordo benissimo – risponde Costa Repetto – Prima di quella finale perdemmo entrambi gli incontri di regular season in più Rovigo aveva la possibilità di giocare la finale in casa. Sulla carta avevano già vinto. Ma non avevano fatto i conti con un gruppo ed uno staff tecnico unito che insieme trovò la forza di sovvertire tutti i pronostici”.
Di quella finale è stato scritto tanto. Tutti ricordiamo quei momenti da brivido, con un recupero incredibile: dal 14-3 del primo tempo al 14-18 finale. I punti del Petrarca dalle due mete di Costa Repetto e dai calci di Mercier.
Tuttavia, nell’euforia generale dopo il triplice fischio di Penné, indimenticabile lo show finale di Mercier, da perfetto guascone, di fronte alla tribuna Quaglio colma di infuriati tifosi rossoblù.
Ludo, hai rischiato grosso!
“Alla fine del primo tempo Rovigo era in vantaggio 14-3 e rientrò in campo con molta arroganza – risponde convinto Mercier – Pensava di avere già vinto la finale. Quell’atteggiamento fece leva nel nostro umore finendo per accrescere la nostra voglia di vincere. Quel match improvvisamente diventò qualcosa più di un derby. Eravamo riusciti a sconfiggere non solo una squadra, ma un’intera città che ci scherniva. Non mi pento di quel gesto (ndr, quello dell’ombrello) fatto in un momento d’orgoglio e di euforia per una vittoria di tutta la squadra, staff, dirigenti e tifosi, che volevano riportare lo scudetto a casa dopo tanti anni”.
LE STRADE SI DIVIDONO
Dopo quello scudetto le strade di Mercier e di Costa Repetto col Petrarca si divisero, nello sconforto della tifoseria che li aveva eletti a beniamini assoluti.
“È stato assai difficile prendere quella decisione – dice Costa Repetto – Avevo trascorso quattro meravigliose stagioni al Petrarca e a fine 2012 mi ero infortunato al ginocchio. Con mio grande dispiacere non fu possibile raggiungere un accordo con la dirigenza e mi trasferii a Mogliano (ndr, dove vinse subito lo scudetto)”.
La necessità di avvicinarsi nuovamente alla famiglia dopo 8 anni trascorsi fuori dalla Francia, le motivazioni di Mercier sull’addio al Petrarca.
“Mi ricordo che me lo avevi chiesto subito durante la festa in Villa Borromeo. Fu per me una decisione difficile, ma necessaria. Erano passati tanti anni lontano dalla mia famiglia in Francia, tra Inghilterra e Italia, ed era giunto il momento di tornare a casa per chiudere la carriera nella mia patria”.
ORA NEL CAMPIONATO PROD2 FRANCESE
Attualmente sei capo allenatore a Chartres in ProD2.
“In precedenza, ero stato al Saint-Étienne come allenatore-giocatore e poi all’ Angers – dice Mercier -. Feci anche una consulenza a l’Aquila dove mi era stato chiesto di migliorare il gioco dopo che la squadra non aveva vinto nemmeno un match. Il presidente mi confermò come allenatore per la stagione successiva, ma le note traversie economiche della società non mi permisero di continuare. Tornai in Francia a Le Havre dove in tre anni vinsi due campionati di seguito, portando il club più antico di Francia ad un livello mai raggiunto prima. Ora spero di fare lo stesso a Chartres”.
Dopo Mercier, anche Costa Repetto si sarebbe trasferito in Francia.
“In Argentina giocavo e studiavo, mentre in Italia avevo raggiunto lo status di professionista. L’opportunità di trasferirmi in Francia mi permetteva di fare un ulteriore salto di qualità professionale per il maggior livello di gioco e di ritmo. Arrivai prima a Tarbes, dove rimasi due stagioni, e poi al Colomiers dove gioco da quattro anni, adesso in ProD2, la seconda divisione francese. A questo livello i club sono dotati di strutture importanti e di grandi risorse economiche, a differenza dell’Italia dove sono in poche a potersi dotare di impianti di un certo livello. Il Petrarca è senz’altro una di queste. Sento parlare dell’Italia fuori dal Sei Nazioni ma credo che non sia una buona soluzione. Tuttavia, a parer mio, il rugby italiano dovrebbe investire e puntare maggiormente sulla formazione dei giovani che sono la principale fonte per le squadre e per la Nazionale”.
L’ITALIA DEL RUGBY NON SE LA PASSA GRAN BENE
A livello internazionale l’Italia del rugby non se la passa bene. Dopo il 2007, senz’altro l’anno migliore dall’entrata nel Sei Nazioni, una inesorabile discesa. Con l’ingresso delle due franchigie nel Pro14 anche il massimo campionato ha perso in qualità ed interesse. Il Petrarca ha fatto richiesta di accedere nel campionato celtico.
“Non ne sapevo nulla – risponde Mercier – Sarebbe un’ottima cosa e non nascondo che mi piacerebbe far parte di quel progetto”.
L’emergenza Covid-19 non ha certo migliorato la soluzione. Campionati finiti anzitempo, settori giovanili in crisi per mancanza di fondi. C’è il rischio concreto che molte squadre non si ripresentino ai blocchi di partenza.
“Nonostante questa crisi sanitaria – risponde fiducioso Mercier – spero che lo sport in generale riacquisti presto i suoi valori e che tutti possiamo ritornare a breve sul campo. Perciò, sarà necessario prendere tutti le necessarie precauzioni per praticare in sicurezza il nostro sport. Ho letto che l’Italia è stata colpita in maniera importante, così anche la Francia, ma dobbiamo ringraziare tutti i medici e i sanitari che stanno lavorando sodo per consentirci di riprendere le attività”.
Una iniezione di fiducia, anche se le perplessità per un ritorno in massa di giocatori e tifosi sono ancora tante.
IL SALUTO AI TIFOSI
Concludiamo la nostra chiacchierata con Mercier e Costa Repetto con un saluto ai tifosi, rimasti sempre nel cuore dei due eroi della finale al Battaglini.
“Non li ho mai dimenticati e li ricorderò sempre con grande affetto. Con loro ho passato anni bellissimi e li porto sempre nel cuore come fossero la mia famiglia. Forza neri, forza Petrarca! Vi auguro il meglio per la prossima stagione.
Un abrazo para todos!” il messaggio di Costa Repetto.
“Grazie per il supporto e per tutti i quattro meravigliosi anni passati con voi al Petrarca. Un club per il quale ho sempre dato tutto il meglio di me stesso e del quale conserverò sempre un grande ricordo” il saluto di Ludovic Mercier.
Grazie Ludo, grazie Costa!
È stato un piacere per noi ritrovarvi!
Aggiornamento:
Al momento dell’intervista non era ancora noto che Agustin Costa Repetto avrebbe chiuso la sua carriera di giocatore con questa stagione sportiva.
A Costa Repetto i nostri migliori auguri per un futuro ancora ricco di soddisfazioni!