In vetta, con Narciso Simion. Si è parlato di scialpinismo nell’incontro tematico di maggio del Panathlon Padova, alla Piroga di Selvazzano. Uno sport non troppo conosciuto ma indubbiamente ricco di fascino, affrontato assieme alla guida alpina di San Martino di Castrozza, introdotta per l’occasione dal socio panathleta – nonché amico e compagno di numerose escursioni – Luciano Bevilacqua.
E’ stato un interessante viaggio all’interno di questa disciplina, aperto da una prima parte dal taglio didattico, che ha permesso di scoprire come i pionieri dello scialpinismo, nei primi anni del XX secolo, abbiano ripreso dagli esploratori delle aree polari l’utilizzo delle pelli di foca – inizialmente naturali, poi soppiantate da prodotti sintetici – sotto le solette degli sci, per permettere l’avanzamento e la tenuta in salita. Un percorso, con l’aiuto di filmati, fra tecniche e materiali che si sono via via evoluti negli anni, ma che erano utilizzati, in una versione più primitiva, già durante la Prima guerra mondiale dalle truppe alpine.
Nella seconda parte dell’incontro, Simion, che ha salito le maggiori cime dolomitiche d’estate e d’inverno, partecipando all’apertura di numerose vie nuove, iniziando l’esplorazione delle falesie di fondovalle e facendo nascere l’arrampicata sportiva valligiana si è poi dedicato alle domande dei presenti, legate in particolar modo ai rischi che si corrono lungo le discese. «E’ sbagliato pensare che chi si dedica allo scialpinismo lo faccia con la fobia delle slavine» ha spiegato. «Ma sono solito ripetere che lo scialpinista migliore è quello più vecchio. Cioè quello che ha imparato a essere prudente: le valanghe, in fondo, sono un enigma incomprensibile che da anni si prova a studiare senza venirne a capo, tante sono le variabili che entrano in gioco e che le causano ogni volta».
Diversi gli aneddoti raccontati. Fra i più divertenti quello che l’ha visto protagonista proprio assieme a Bevilacqua: «Tirammo su un giovane inglese da un crepaccio, con enormi difficoltà, sulla discesa verso Chamonix. In paese lo ritrovammo al bar assieme ad alcuni suoi connazionali e, fra grandi abbracci e ringraziamenti, ci invitò a bere con loro. Scoprimmo solo alla fine che ci aveva lasciato il conto da pagare per sette persone. Bel ringraziamento…».
Nel corso delle serata il presidente Massimo Cavalca ha poi salutato una nuova socia, Marta Maragno, un passato – e un presente – diviso fra vari sport estremi, ora accolta nella famiglia del Panathlon Padova.