L’evento organizzato da Assindustria Sport varrà come una delle due tappe italiane della rassegna
Levene, Du Preez e Tomasi protagonisti attesi fra le carrozzine olimpiche
Il Grand Prix paralimpico di maratona passa da qui. Dopo aver assegnato i titoli del campionato italiano nelle varie categorie nelle ultime tre edizioni, la Padova Marathon continua a essere un punto di riferimento per il mondo paralimpico: domenica 22 aprile, infatti, la gara varrà come una delle due tappe del Grand Prix nazionale (l’altra è stata la Maratona di Roma). La formula della rassegna prevede l’obbligo per gli atleti di partecipare ad almeno una delle due maratone e a un’altra gara, a scelta, nel periodo autunnale. A fine anno saranno individuati i vincitori per ogni categoria funzionale.
L’inserimento della Padova Marathon nel Grand Prix, come motivato dalla Fispes, è a tutti gli effetti un premio ad Assindustria Sport. Si tratta di un attestato di fiducia nei confronti della società gialloblù, che all’allestimento della gara ha sempre riservato un’attenzione particolare, ma è anche un riconoscimento a un territorio, quello padovano, che ha sempre destinato uno spazio di primo piano alle prove del movimento paralimpico.
Tre i protagonisti più attesi fra le carrozzine olimpiche. Si parte dal britannico Justin Levene – un primato personale di un’ora 46’20” nella maratona – che si ripresenta al via dopo aver vinto le ultime tre edizioni sul traguardo di Prato della Valle. In carrozzina dopo una lesione al midollo spinale, ha praticato anche il basket giocando nel campionato britannico di Prima divisione. «Lo sport mi ha ridato la voglia di vivere», dice.
Il sudafricano Pieter Du Preez è invece l’uomo che dice: «Impossibile? È un’opinione. Per me IM-possibile significa IronMan possibile». Già, non si può dire che Pieter du Preez, non ami le sfide. E lo dimostra con i fatti: l’8 dicembre 2013 è diventato il primo atleta tetraplegico a completare un Ironman. A Busselton, in West Australia, ha coperto i 226 chilometri della gara (3,8 a nuoto, 180 in handbike e i 42,195 della maratona in carrozzina) in 13 ore e 20’. E a rendere l’impresa ancora più impressionante il fatto che ci sia riuscito dopo essersi rotto un braccio appena sei settimane prima, in un incidente stradale.
Il trentino Mauro Tomasi è invece su una sedia a rotelle dal 2000, dopo un incidente in moto sul Lago di Garda. La sua particolarità è che non partecipa alle sue gare con una carrozzina da gara, ma con la sua carrozzina normale monoguida, che spinge con un braccio solo. Mauro non punta al podio, ma a dimostrare che volendo si possono fare cose che per molti sono impensabili. Un esempio? Di recente ha gareggiato in 10 Ultramaratone da 52,5 chilometri in 10 domeniche consecutive: dal 7 gennaio, al 11 marzo 2018.
E chissà che da loro non arrivino altri risultati di spicco, in una manifestazione che ha già fatto da teatro a quattro record mondiali realizzati da carrozzine e non vedenti: tre sono stati firmati nel 2005 da Francesca Porcellato (paraplegici T53 – un’ora 38’29”), Andrea Cionna (non vedenti T11 – 2 ore 36’02”) e Thomas Geierspichler (tetraplegici T52 – un’ora 46’33”), uno, nel 2006, dallo stesso Geierspichler, primo sul traguardo di Prato della Valle in un’ora 43’45”. Sono trascorsi alcuni anni, ma l’elenco potrebbe allungarsi ancora, magari proprio domenica 22 aprile.