NBA PLANET
di Enrico Sbrocco
Si è chiusa la seconda settimana di regular season e l’Nba già ci regala sorprese e delusioni. Chi non delude sono sempre loro: i Golden State Warriors che comandano imbattuti con uno sfolgorante (e solo in parte previsto) 8-0 la Western Conference. I californiani viaggiano a 114.9 punti di media per partita, frutto di un basket veloce e divertente, e se a tutto ciò aggiungiamo uno Stephen Curry ancora in modalità aliena (32 di media e primo marcatore Nba) le squadre in grado di “disturbare” i campioni in carica sembrano essere davvero poche. Sornioni ma comunque presenti, subito dietro troviamo i San Antonio Spurs che condividono la seconda piazza a ovest con i Los Angeles Clippers. Nota speciale per Manu Ginobili che alla veneranda età di 38 anni (!) impartisce ancora lezione di basket stellare agli amici americani e, uscendo dalla panchina, contribuisce alla causa comune con 11 punti e 4 assist in appena 19’ di presenza sul parquet.
Piacevole sorpresa di inizio stagioni sono i Minnesota Timberwolves guidati da uno scatenato Andrew Wiggins. Il ragazzo, prodotto di Kansas e Rookie of the Year 2014, sta viaggiando a quasi a 20 punti di media in questo inizio stagione e si sta confermando prospetto dal futuro assicurato. Curioso (e statisticamente rilevante) come tutte e quattro le vittorie di Minnesota siano avvenute lontano dalle mure amiche, che non si sono dimostrate affatto tali, che hanno “regalato” agli ex ragazzi del compianto Flip Saunders tre sconfitte in altrettante gare.
Huston finalmente batte un colpo, ingrana e una marcia e dopo la partenza shock (perse le prime tre partite con più di 20 punti di scarto) inanella una striscia di quattro vittorie. Sembra che il Barba abbia deciso di incominciare a fare sul serio. A dirlo sono le statistiche. Nel back to back che hanno visto frionteggiarsi Kings e Clippers, Harden ha risposto tirando con il 55% complessivo dal campo mettendo insieme 89 punti (43 contro Sacramente e 46 con i Clippers). Mica male!
Memphis parte male con record di 3-5 che la relega nella parte bassa della Conference e non riesce a girare con le sue superstar ancora in versione “non pervenute”. Sorprende ancor di più la partenza 1-6 da parte di New Orleans che aveva promesso (o fatto sperare) il salto di qualità per competere con la classe regina del campionato.
Chiudono la classifica, a Ovest, i Lakers di un Kobe irriconoscibile e lontano anni luce dai momenti di gloria, in compagnia dei Sacramento Kings che non possono pensare di continuare a non difendere, affidandosi solo al loro smisurato talento offensivo.
Classifica Est comandata dai Cleveland Cavaliers, formazione che dopo la gara della serata di apertura persa contro Chicago non si è più fermata confezionando una striscia di 7 vittorie e diventando una delle squadre più in forma della lega. LeBron James sta scaldando i motori e ha mostrato (un po’ di) muscoli contro dei coraggiosi Utah Jazz. Il Prescelto ha fatto registrare 31 punti con 11-19 dal campo, 7 rimabalzi e 8 assist. Così, tanto per gradire.
Dietro la squadra dell’Ohio ci sono gli Atlanda Hawks, che si stanno confermando seconda forza della costa orientale puntando molto sul quintetto con dentro gente del calibro di Al Horford e Paul Milsap come lunghi e guidato in cabina i regia del play tascabile Jeff Teague che mette insieme 18.7 punti e 6.6 assist di media a partita. Detroit si conferma outsider e dopo lo scorso finale di stagione molto promettente, si è ripresentata quest’anno più affamata che mai. Cifre da marziano per Andre Drummond, il giovane centro dei Pistons, che viaggia a 19.4 punti di media e cattura la bellezza di quasi 20 rimbalzi a partita. Di gran lunga miglior rimbalzista della lega.
Relegati sul fondo della classifica troviamo i Washignton Wizzard. La squadra della capitale è partita piano assai, alternando vittorie e sconfitte, senza riuscire ancora a produrre quella fluidità di gioco che la farebbe (potenziale del roster alla mano) una possibile sorpresa nella conference di “destra”. Chiudono la classifica a braccetto Philadelphia e Brooklin ancora a secco di vittorie e, sia detto senza l’intenzione di offendere alcuno, di uno straccio di idea di gioco.