Imerio è Massignan, ciclista vicentino, due volte miglior scalatore al tour de France, nel 1960 e nel 1961. Ma Imerio è anche una storia. Una storia che Marco Ballestracci racconta nel suo romanzo e che parla di fatica, di veneti che si fanno largo a spallate, in Francia e in Svizzera, che amano la loro terra, che vogliono però conquistarsi il rispetto anche lontano da casa.
Il romanzo di Ballestracci (Instar Libri, 2012, 128 pagine, 13 euro) parte da una tragedia personale e viaggia sul filo della memoria, delle immagini, dei racconti. La memoria di un padre scomparso nelle nebbie delle senilità, dopo una vita di lavoro e di emigrazione. Le immagini di trionfi, delusioni, speranze e attese, di quelle che solo uno sport troppo vicino al mito, come il ciclismo a cavallo tra gli anni cinquanta e i sessanta, può provare a regalare. i racconti sono delle persone che hanno vissuto quei trionfi e quelle delusioni, quelle speranze e quelle attese. I tanti lavoratori che dal Veneto, negli anni che hanno preceduto il “boom economico”, hanno preso il treno verso paesi che non avevano visto nemmeno sulle cartine: la Germania, il Belgio, magari l’Argentina. Oppure la Francia e la Svizzera, paesi che hanno visto muratori veneti lottare per ottenere rispetto e considerazione, ma anche sognare per le imprese dei compaesani lanciati verso un successo al Tour del France. Muratori e operai che magari investivano un giorno di riposo, qualche soldo e molte speranze per incitare e sognare accanto ai corridori.
Corridori come Imerio, eroe sfortunato, capace di far sognare i suoi tifosi, di spaventare i grandi come Charly Gaul e Jacques Anquetil, ma in fondo “tropo bon” per raccogliere i successi che il suo talento avrebbe meritato e per di più bersagliato dalla sfortuna. E forse proprio per questo particolarmente amato da quei conterranei che come lui si trovavano a lottare in terra straniera, a volte senza quella cattiveria necessaria per riuscire davvero a farcela.
Ballestracci racconta una storia di emozioni forti, di una terra che non è ancora il “Nord Est”, che dopo il boom ha bisogno di ricordare le sue radici e il suo passato. Lo fa senza paura, lasciando emergere dove necessario le emozioni personali che si mescolano ad una storia di più ampio respiro.
Un romanzo, Imerio, che racconta una terra, un’epoca, uno sport.