di Massimo Zilio
Molto clamore ha suscitato la decisione di Assindustria, che organizza da sempre la Maratona di Sant’Antonio, di cambiare radicalmente la manifestazione nata nel 2000, nell’anno del Giubileo. Per il nuovo anno giubilare la 42 chilometri si chiamerà “Maratona di Padova – Sant’Antonio”, mettendo in primo piano il nome della città rispetto a quello del Santo cui è dedicata. Ma il cambiamento che senza dubbio più interessa gli appassionati, sia quelli impegnati a correre che quelli abituati a vivere la kermesse lungo il percorso, è quello del tracciato.
Il percorso è stato completamente rivoluzionato. Via la partenza dall’alta padovana (Campodarsego, che aveva “sostituito” Vedelago nel 2009) e tracciato spostato completamente verso sud-ovest, tra i piedi dei Colli Euganei e il bacino termale di Abano. Una scelta legata a molti fattori, che però ha fatto arrabbiare molti runner, oltre ad aver deluso gli amministratori del camposampierese.
In attesa di capire se davvero nascerà una mezza maratona autunnale dell’alta padovana, è inevitabile qualche riflessione sulle scelte organizzative. Scelte legittime da parte di una realtà come Assindustria che ha l’obiettivo primario di tenere in vita la propria manifestazione di punta, in un quadro di sempre maggiore concorrenza regionale, nazionale e internazionale.
Da tempo gli amministratori e le realtà economiche del bacino termale erano alla ricerca di una manifestazione di corsa su strada in grado di catalizzare interessi sul territorio, ma anche e soprattutto di portare nella zona un buon numero di persone. Nel 2015 era stata calendarizzata una mezza maratona, che però non ha poi preso vita. Evidentemente lo staff di via Masini ha finalmente trovato l’accordo con Abano Terme in primo luogo, realizzando quello spostamento che era nei piani già quando nel 2000 Silvana Santi, allora ai vertici della società gialloblù, aveva pensato alla prima Maratona di Sant’Antonio.
L’attrattiva turistica senza dubbio è decisiva nella scelta così netta di spostare il baricentro della maratona in una zona geografica completamente diversa della provincia di Padova. Le dichiarazioni degli organizzatori di aver voluto cercare nuovi stimoli per continuare a coinvolgere vecchi e nuovi runner però non è solo di facciata.
Il percorso “classico”, sia nella versione Vedelago-Padova che in quella Campodarsego-Padova, rappresentava delle suggestioni, prima tra tutte quella di ripercorrere nella seconda parte il viaggio da Camposampiero verso la città percorso in punto di morte da Sant’Antonio. I lunghi rettilinei, le strade immerse nella campagna e quelle che si snodano lungo i canali possono essere magari veloci e sicuramente rappresentano bene le caratteristiche del territorio, ma non sempre fanno gli stimoli giusti a chi si pone come principale obiettivo quello di “finire” la gara. Certo, la presenza di pubblico nei centri più importanti, Camposampiero in primis, ha spesso ovviato a questo problema, ma è inutile negare che il percorso della maratona padovana fino al 2015 non era certo tra i più vari.
Il tracciato svelato in questi giorni appare senza dubbio più vario, meno “noioso” e quindi interessante anche per chi magari negli ultimi anni aveva optato per un’altra delle tante maratone che sono ormai presenti nel calendario federale.
Restano legittimi alcuni dubbi. Intanto su come il territorio accoglierà la maratona (la Transeuganea che si teneva qualche anno fa insegna che non sempre tutti sono contenti di avere in casa un grande evento), ma anche sull’effettiva qualità del percorso, testato per Assindustria da Ruggero Pertile.
Interessante anche la scelta di partire dallo stadio Euganeo, probabilmente la più logica volendo portare la partenza a Padova. Qualcuno avrebbe voluto una partenza da Prato della Valle, magari suggestiva dal punto di vista teorico, ma assolutamente improponibile sul piano logistico e organizzativo. al contrario di quello che accade nelle grandi maratone dei campionati internazionali si partirà da uno stadio per arrivare in una piazza, invece che il contrario, e il tunnel sarà il primo passo di una lunga gara, non l’ultimo. Bisognerà comunque capire se l’Euganeo sarà il teatro giusto per la partenza di una prova con migliaia di iscritti.
Come sempre il giudizio definitivo sarà quello del “popolo” dei runner.