Il racconto dello sport nell’era dei social media




di Giorgio Miola

Il ruolo del giornalismo sportivo tra giornali, radio, tv e internet, questo lo stimolante tema della serata organizzata dal “Cenacolo” martedì sera nella suggestiva location del golf club la Montecchia.

Presenti alla serata due veri e propri pezzi da novanta dell’informazione sportiva, Franco Bragagna e Mario Sconcerti ottimamente moderati da Stefano Edel.

Una conversazione di alto livello molto apprezzata dai numerosi convenuti in cui non solo si è cercato di approfondire il ruolo del giornalista sportivo in un mondo sempre più dominato dai media e da una lunga serie di alternative alla carta stampata che ha dominato l’informazione fino ai primi anni duemila.

Mario Sconcerti ha sottolineato che da fiorentino dissacrante non ha  mai considerato il giornalismo una missione. Nei suoi inizi, dopo una laurea in storia é stato messo quasi a forza in una redazione sportiva e una volta capito che quella poteva essere la sua strada si è sempre sforzato nella ricerca dell’affermazione di un linguaggio che gli apparteneva.  E ha sottolineato che a costo di sembrare immodesto ritiene di esserci riuscito perché l’importante non è scrivere bene ma pensare bene. Difronte ad una specifica domanda ha specificato che a suo avviso il calcio non è cambiato per internet ma per la televisione che offrendo a tutti la possibilità di vedere qualsiasi partita ha aumentato la competenza di tutti.

Concetto ribadito anche da Franco Bragagna che ha ribadito la constatazione che essere giornalisti sportivi oggi è completamente diverso da qualche anno fa perché ogni giorno ti trovi a rincorrere qualcosa che gli altri hanno già letto sui vari media. Oggi ci si confronta con ragazzi giovani che si definiscono ipersportivi e si vantano di non aver mai letto la Gazzetta dello Sport ovvero quella che era considerata la Bibbia dell’informazione sportiva. Chi pratica quindi il giornalismo tradizionale deve per forza inventarsi qualcosa. Sollecitato da Stefano Edel sulle privazioni personali e familiari che il mestiere impone Bragagna ha ribattuto di sentirsi un privilegiato perché può quotidianamente fare ciò che più gli piace.

La serata si è snodata tra il ricordo di Gianni Brera, una serie di aneddoti che hanno riguardato alcuni protagonisti del mondo dello sport come Felice Gimondi e Sandro Ciotti, il ricordo di  qualche epica telecronaca senza tralasciare un’analisi sulla prospettive della Nazionale di calcio, il commento su un caso complesso come quello che ha riguardato Alex Schwarzer e l’importanza del ruolo delle donne nel nuovo modo di raccontare lo sport.

Tanti spunti interessanti con il sigillo di due grandi professionisti che hanno appassionato i presenti ed apprezzato l’idea del presidente del Cenacolo Manuele Molinari di organizzare questa serata che si è concretizzata grazie al fattivo contributo di Stefano Edel.

FRANCO BRAGAGNA
nato a Padova, nel 1959, a due anni e mezzo si è spostato a Bolzano. Giornalista professionista; dal 1990 alla Rai Radiotelevisione italiana. Prima al tg regionale del Trentino- Alto Adige; dal 1995 alla Tgs, poi diventata Raisport, la testata sportiva della Rai.
Qualifica di inviato speciale dal 1997, quella di radio- telecronista dal 1998.
Dal 1994 voce della Rai per l’atletica, da prima telecronista per molte discipline di sport invernali; ha commentato e commenta dal 1998 (salvo un’eccezione) tutte le cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi olimpici.
Ha seguito sul posto da inviato e telecronista (una volta con la Radio) TREDICI edizioni dei Giochi olimpici, fra estivi ed invernali: è il veterano fra i giornalisti italiani in attività di servizio, nessuno con lo stesso numero di partecipazioni.

MARIO SCONCERTI
è nato a Firenze nel 1948, in tempo per vedere entrambi gli scudetti della Fiorentina. E’ al suo cinquantunesimo anno di lavoro durante il quale ha raccontato tutti i più grandi eventi sportivi e scritto otto libri. Ha diretto Il Secolo XIX di Genova e il Corriere dello Sport, inventato lo sport di Repubblica, è da 14 anni editorialista del Corriere della Sera. Sostiene di aver vinto 158 premi nazionali molti dei quali abbelliscono il suo studio. Ma nessuno li ha mai contati davvero.