Winston Churchill, premier inglese, è l’uomo che permette all’Italia di partecipare alle olimpiadi di Londra del 1948. I Giochi non si disputano dal 1936 (a Berlino) in quanto prima del 1940, quando si dovevano tenere a Tokyo, è scoppiata la Seconda guerra mondiale.
L’Italia di Mussolini, alleata con la Germania di Hitler, non è gradita al Cio e a gran parte delle nazioni. Entrambe in un primo momento vengono quindi escluse unitamente al Giappone, ed escluso viene anche il nuovo stato di Israele; ufficialmente perchè non ha ancora un proprio Comitato olimpico, in realtà perchè si teme che la presenza di atleti ebrei possa risvegliare quei sentimenti antisemiti che si stanno assopendo. Per scelta di Stalin non partecipa l’Unione Sovietica, che si sta riorganizzando.
Quando tutto sembra deciso, Churchill si schiera pubblicamente per la riammissione dell’Italia e fa personalmente pressione sul nuovo presidente del Cio, lo svedese Sigfrid Edstrom, facendo presente che l’Italia si è schierata con gli Alleati dopo la caduta del duce. L’Italia viene quindi riammessa e si presenta a Londra con una squadra molto numerosa, composta da 207 elementi, 19 donne e 188 uomini.
Tra questi, quattro ragazzi padovani, gli schermidori Vincenzo Pinton (già presente a Berlino), Gastone Darè, Mauro Racca e Carlo Turcato, tutti allievi dell’Accademia Comini, guidata dal maestro Guido Comini, Oltre a loro fanno parte della squadra che vincerà la medaglia d’argento a squadre (battuta in finale dall’Ungheria), anche Aldo Montano e Renzo Nostini.
Il risultato raggiunto da quelli che da quel momento vengono chiamati i “Quattro moschiettieri”, fa diventare popolare la schema a Padova; tra settembre e ottobre saranno oltre 200 le ragazze e i ragazzi che si presenteranno da Comini per praticare questa disciplina.
L’atleta simbolo di questi Giochi londinesi è l’olandese Fanny Blankers Koen, che benchè già trentenne, vince quattro medaglie d’oro, sui 100, 200, 80 ostacoli e staffetta 4×100. Mai nessuna donna nell’atletica leggera è più riuscita a salire per quattro volte sul gradino più alto del podio.