Basket in lutto: scomparso Rino Pavanello

Rino Pavanello con l'ex presidente provinciale, Guolo



Giovanni Pellecchia
La Virtus e, più in generale, tutto il basket padovano sono in lutto. E’ mancato nella notte tra venerdì e sabato a 92 anni Enrico “Rino” Pavanello, lo storico presidente della società di via Tadi. Le esquie si terranno martedì mattina alle ore 10.30 nella Chiesa delle Cave.
Lo ricordiamo di seguito con il ricordo pubblicato sul sito ufficiale della società neroverde Virtuspadova.it e con un articolo pubblicato tre anni fa dal sito di basket Ciof.it a firma di Maurizio Benetollo (uno degli allenatori cui si era più legato).

Rino, come confidenzialmente era chiamato dagli amici e da tutto l’ambiente della pallacanestro, si è spento serenamente nel sonno all’Opera Immacolata Concezione dove risiedeva da qualche anno.
Enrico Pavanello rappresenta la storia della nostra società, c’era nel 1945 quando all’interno del Patronato della Cattedrale si decise di strutturare l’attività sportiva che si svolgeva nel campetto in terra battuta posto sotto le cupole del Duomo, c’era sul finire degli anni 70 quando la Virtus diventò la seconda società cittadina grazie al grande lavoro sul settore giovanile e ad una prima squadra che composta interamente dai suoi giovani raggiunse la serie B, c’era alla metà degli anni 80 quando una nuova compagine portò forze fresche per il rilancio della società e partendo dalla serie C arrivò una decina d’anni dopo, grazie al connubio con Vicenza, fino alla serie A.
Oltre a dedicarsi con grande passione e spirito di volontariato alla società di via dei Tadi, ricoprendo per molti anni la carica di presidente, Rino è stato arbitro di serie A e ha svolto importanti funzioni federali all’interno del Comitato Proviciale e di quello Regionale assumendo anche in questo ambito cariche di grande prestigio.
Conosciutissimo in tutto l’ambiente della Pallacanestro, non solo del Veneto, Rino era fonte di mille aneddoti. Per decenni oltre che amico di famiglia è stato uomo di fiducia e direttore, in pieno centro storico, di Menato Sport, uno dei primi e anche dei più grandi ed assortiti, negozi di articoli sportivi d’Italia, parliamo dei primi anni 60. Aveva vissuto in prima persona l’evoluzione dello sport da fenomeno di regime a pratica per tutti. Indimenticabili i suoi racconti sull’arrivo dei primi prodotti di abbigliamento d’oltre Oceano, così come delle sfide cittadine con i cugini del Petrarca o dei tempi in cui il mitico giornalista Aldo Giordani veniva da Milano nella nostra città per stampare presso una tipografia di Piazza Mazzini (la Garangola) il primo periodico nazionale dedicato alla pallacanestro.
Negli ultimi anni, prima di ritirarsi all’Oic, Pavanello aveva continuato a frequentare la segreteria all’interno del Centro Parrocchiale nutrendo rapporti di stretta amicizia con tutto lo staff e in particolare con le famiglie del presidente Bernardi e del vice Papa. Ultimamente si limitava a seguire le vicende della prima squadra ed era rimasto molto legato a quella di serie C allenata da Benetollo. Pochi giorni or sono, il 5 febbraio, Rino aveva festeggiato con Eugenio Papa, il suo 92 esimo compleanno.
Nella stagione dei 70 anni la Virtus Padova saluta il suo grande “presidente” e si augura di continuare la sua storia tenendo sempre presente il suo esempio di correttezza, sportività e attenzione verso l’attività dei più giovani.
A.S. VIRTUS BASKET PADOVA

Nei giorni scorsi sono andato a trovare Rino Pavanello. Rino è una figura molto molto importante della pallacanestro padovana. E’ una persona che ha dedicato a questo sport gran parte della sua vita. Non sono quello che lo può descrivere meglio degli altri in quanto l’ho frequentato particolarmente solo in questi ultimi anni ma, comunque, mi fa piacere  parlarne.
Rino fino a un paio di anni fa viveva da solo ma la scarsa mobilità, conseguente ad una gamba che lo sosteneva poco, ha consigliato la famiglia (i nipoti) a farlo ospitare al centro della Mandria.
Ha compiuto da poco 89 anni, è stato per decenni il Presidente della Virtus Padova e, quando la Virtus si fuse con il Sarmeola Basket nel 1985, rimase comunque all’interno della nuova società come presidente onorario fino allo scorso anno. Ha passato quindi, all’interno della palestra e della segreteria della Virtus in Via Tadi, oltre cinquant’anni dedicando tutto il suo tempo, al di fuori del lavoro, alla pallacanestro.
Nei sei anni nei quali ho allenato la C1 della Virtus dal 2006 al 2012, ha saltato meno allenamenti di qualche giocatore e, oltre a quelle dei giocatori, tenevo anche le presenze di Rino per fargli notare “le assenze non giustificate”.
Veniva a vedere quasi tutti gli allenamenti, mi chiedeva delle cose senza mai interferire sul lavoro in palestra, solo una cosa non accettava: un giocatore che calciasse un pallone da basket o un giocatore che provasse a tirare a canestro con una “palla medica”: quando vedeva questo si incazzava come una biscia e prometteva multe salate.
Mi raccontava un po’ sempre le stesse cose ma non avevo il coraggio di farglielo notare, era troppo lo spessore della persona per non continuare ad ascoltarlo con piacere. Raccontava spesso che alla sera, rigorosamente, mangiava due biscotti (probabilmente con dentro di tutto) e  dell’uva che si tagliava e che spiluccava ogni sera dodici mesi all’anno.
Quando abitava a Chiesanuova, veniva all’allenamento con la sua Peugeot 106. Ricordo una sera che,  all’esterno della palestra,  lo vidi arrivare. Prese la curva che porta al parcheggio andando un bel metro sopra al marciapiede vicino a dove io, solitamente, parcheggiavo l’auto. Da quella sera cambiai le mie abitudini!
Un paio d’anni prima, tornando con Andrea Costa ed alcuni giocatori da un allenamento estivo al Cus Padova, abbiamo trovato Rino alla rotonda di Porta Savonarola che stava discutendo fuori dalla macchina con un ciclista. Ci siamo subito preoccupati perché pensavamo avesse combinato un guaio.
Siamo scesi per dare il nostro apporto ma la situazione era ben diversa da come poteva sembrare.  Rino stava discutendo con il ciclista e gliele stava “cantando”!  La ”bicicletta” pensava di trovarsi davanti un anziano e di  far valere delle false ragioni ma Rino aveva chiesto l’intervento delle forze dell’ordine, stava spiegando al malcapitato quanto era successo e, soprattutto, dimostrò di non aver bisogno di noi. Ce ne andammo un po’ preoccupati per il ciclista e tranquilli in quanto Rino aveva sicuramente in mano la situazione.
Comunque il mio ricordo di questi anni è di una presenza discreta, con un parola sempre saggia e mai invadente e così deve essere stato, secondo me, in tutta la sua vita sportiva.
Di recente sono andato a trovarlo alla Mandria, mi ha raccontato le storie importanti della sua vita che in parte avevo già sentito ma che rappresentano il suo vissuto ancora chiaramente dentro di lui.
Il babbo lavorava come fattorino da Menato Sport, un giorno Rino era andato dal signor Menato spiegando che il padre aveva avuto un incidente stradale, “Menato” gli disse “finchè non torna resta tu al suo posto”.
E’ stato l’inizio della sua “carriera lavorativa” che lo ha portato da fattorino a commesso e quindi  a direttore di Menato Sport, reparto abbigliamento e accessori auto a Padova in piazza Garibaldi e questo è durato fino alla pensione. Rino mi ha specificato, almeno un paio di volte, che ha conosciuto “tanta bella gente” in quanto, da Menato, andava tutta la “Padova bene”.
Rino mi ha raccontato che ha cominciato da giovane come barbiere ma ad un certo momento, cominciando a tremargli le mani, non è riuscito più a tagliare le barbe con il rasoio professionale e ha dovuto cambiare lavoro. Con il suo proverbiale senso dello humor mi ha specificato che con questo tremore andava bene a fare …… dell’altro, dicendomi  subito  “guarda che sto scherzando Chuck!”.
Nella sua stanza ha, tra le poche cose, una foto della sua famiglia, un gagliardetto della Virtus e una foto della prima squadra della Virtus stagione 1962/63 dove, oltre a lui nella veste di presidente, è immortalata la squadra con alcuni giocatori che anch’io conosco bene essendo ancora in “attività” al lunedì sera nella palestra di via Tadi.
C’è  Gastone “Gas” Bressan classe 1938, e quando chiesi a Rino: “Si ricorda di Gastone Bressan?”, “Sicuramente”, mi ha risposto, “non era tanto bravo ma aveva un gran tiro a canestro”, gli ho detto che al lunedì vedo anche Paolo Serra e Mario Tabasso, mi ha risposto che erano due bei giocatori e che Mario era molto forte fisicamente.
Rino ha sempre avuto il pallino delle battute piccantine e quindi un suo cavallo di battaglia, anche adesso a 89 anni, è quella di raccontarmi che ormai è vecchio e che non riesce  a “farne più di 4 o 5 cinque al giorno”. “Ahia” gli risposi: “l’ultima volta mi ha parlato di 5 o 6, stiamo peggiorando Rino”.
L’ambiente Virtus ha rappresentato per Rino l’ambiente familiare. In questi ultimi  trent’anni Eugenio “Gegè” Papa (direttore sportivo e molto altro per tanti anni alla Virtus), la moglie Marcella e Franco Bernardi (presidente Virtus) sono stati la sua seconda famiglia dove trascorrere quei momenti di intimità rappresentati dalle “feste comandate” come il Natale, l’ultimo dell’anno, Pasqua.
Mi piace andarlo a trovare perché ha sempre tante cose che attirano la mia attenzione e che sono il passato della grande pallacanestro a Padova. Un esempio è farmi raccontare di Lino Scarso, col quale Rino ha collaborato per molti anni. Lino Scarso fu un grandissimo personaggio che scrisse anche libri tecnici di pallacanestro a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta.
Fu l’editore di “Pallacanestro” il mensile edito a Padova, casa editrice “La Garangola” a tiratura nazionale da quando nacque la serie A in Italia, dal 1950 fino al 1966 quando il mensile “Giganti del Basket” edito dal 1965, prese il suo posto.
Rino mi ha esternato comunque un grande velo di malinconia. Mi ha detto che ha conosciuto tantissime persone nella pallacanestro, prima come arbitro di serie A, poi come presidente per decenni ed in seguito come Consigliere Provinciale e Regionale. Adesso non vede quasi più nessuno e quindi si sente un po’ solo e messo da parte.
“Beh Rino”, gli ho detto, “so che vengono sempre a trovarla Gegè, Franco Bernardi e anche Franco Busca, papà di Leo”.
“Porca l’oca” mi ha risposto, “ma sono anche tanti giorni da solo e mi piacerebbe un po’ più di compagnia”.
Lo scorso anno, quando sono andato a trovarlo,  una volta era con Franco Busca e ci siamo raccontati un sacco di cose; un’altra volta l’ho trovato con Emilio Pandini (giocatore e allenatore anche della Virtus) e, anche in quel caso, mi ha fatto molto piacere parlare della pallacanestro di allora.
Credo che questo articolo possa ricordare Rino a tante persone della pallacanestro padovana che sicuramente avranno piacere di andare a salutarlo. Magari gli si può lasciare un registro nel quale firmarsi inserendo anche qualche commento.
Può essere quindi un punto di incontro della “vecchia” pallacanestro padovana sia di persone che di sensazioni scritte in un “album di ricordi” che prima di tutti Rino, ma anche i suoi ospiti, possono leggere e contribuire a comporre.
Chuck
(a.z.) Mi avrà chiesto cento volte di dargli del “tu”. Non ci sono mai riuscito. L’ho sempre chiamato signor Pavanello.
Verso la metà degli anni ’70, quando ho iniziato a fare il dirigente della Pierobon, Pavanello mi incuteva soggezione. Una volta sono andato da Menato per chiedergli non rammento cosa, forse un nulla osta. Quel giorno la soggezione è diventata rispetto: ero arrogantino, con due parole, educate ma decise, mi ha messo in riga. Gli anni passano. Divento giornalista. D’estate nei quotidiani si può spaziare. Lo chiamo per un’intervista. Ci troviamo la mattina dopo da Racca, ossia al bar Cavour. Non faccio in tempo a porre la prima domanda che mi ferma. “Se non mi dai del tu, non ti racconto niente”, dice. Ma non posso. Davvero non ci riesco. Farfuglio che l’età non c’entra, che non lo tratto da vecchio, che è solo una questione di stima, che mi sentirei un maleducato. Facciamo l’intervista.
Questo è l’ultimo ricordo che ho del signor Pavanello, antico gentiluomo proiettato nel futuro.